Roulette russa e cecità

Lunedì 27 maggio, a Lizzano in Belvedere, abbiamo partecipato alla riunione pubblica organizzata dalla Società Corno alle Scale srl per “esporre i progetti futuri che intende realizzare”. Piena la sala e persone in piedi: dipendenti della società, commercianti, albergatori, rappresentanti di categoria e dell’amministrazione comunale. A rappresentare la società il presidente Marco Palmieri, presidente e amministratore delegato del gruppo Piquadro e Flavio Roda, presidente della ederazione Italiana Sport Invernali.

La relazione di Palmieri parte con un’analisi dei bilanci economici delle passate stagioni. Il succo è che, se la neve aiuta, si raggiunge un pareggio tra entrate e uscite, ma solo grazie ai contributi regionali. ,Altrimenti, si va in perdita. Nel 2023 il passivo è stato di 500 mila euro. Se fino ad ora la società non è fallita è solo col sostegno dei finanziamenti pubblici.
L’intervento prosegue con un rapidissimo accenno al cambiamento climatico, con “la speranza che non infierisca troppo sul comprensorio del Corno”. (Sì, l’ha detto davvero!)
Nella sfida della roulette russa la probabilità di restare vivi è cinque su sei, abbastanza vicino a uno. Nel caso del cambiamento climatico, invece, le conoscenze scientifiche ci dicono che la possibilità di invertirlo è molto vicina allo zero.

Senza reticenze, Palmieri dice che il comprensorio sta perdendo quote di mercato, anche rispetto alle stazioni vicine. Due le ragioni addotte: 1) la piccola dimensione dell’area sciabile; 2) il paese, Lizzano, che offre poco, meno degli altri territori. Sulla prima, la società intende intervenire (ma soprattutto con soldi pubblici, come nel caso della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo,); sulla seconda si dichiara impotente. Pertanto, rivolge un appello alla comunità e alle associazioni di categoria – commercianti, albergatori e ristoratori: senza costruire eventi significativi e diversificati, capaci di attrarre le persone ,il territorio muore. “Il Corno dipende dalla neve e da queste iniziative”, ribadisce “se non ci saranno, il Corno muore.”

Flavio Roda illustra l’andamento della passata stagione invernale e denuncia il tracollo delle presenze dopo il mese di Gennaio. Poi espone le sue valutazioni tecniche sulle criticità della stazione: per essere minimamente appetibile, per lo sci da discesa, serve un aumento della potenza di pompaggio, per prelevare più acqua e innevare artificialmente tutto e più in fretta, in 50 ore (“2/3 giorni freddi si riesce sempre a trovarli”).

Riferisce inoltre che la seggiovia Cavone-Rocce è arrivata a fine vita, ma il finanziamento statale ottenuto per rinnovarla è insufficiente, così come quello per l’innevamento programmato. Dulcis in fundo, annuncia la creazione di una pista di down hill per le bici sul vecchio tracciato della pista rossa.

L’assemblea si è chiusa in un imbarazzante silenzio, senza domande o interventi, nonostante fossero stati richiesti. Eppure la cittadinanza e le categorie chiamate in causa erano presenti. Per parte nostra, abbiamo preferito non spezzare quel silenzio, ritenendo che fosse più eloquente di qualunque critica esplicita.

L’affermazione di Palmieri, “Il Corno dipende dalla neve e dalle iniziative del territorio” indica molto bene i due requisiti fondamentali su cui poggia il futuro della stazione sciistica.

Il primo, la neve: quella naturale è troppo scarsa, e quando arriva si scioglie troppo in fretta; quella artificiale sarà sempre più costosa – soprattutto per il suo impatto ambientale – e difficile da programmare (perché ha comunque bisogno di più giorni gelidi per arrivare a “tenere”)

La seconda, le iniziative del territorio: ben rappresentate dal silenzio totale con cui l’assemblea ha risposto all’appello lanciato da Palmieri: E’ chiaro che mancano le premesse, culturali e politiche. E a poco serve rivolgersi alla forza delle organizzazioni di categoria a livello metropolitano, che altrove hanno il loro interesse.

Quindi, gli unici due pilastri di questo modello di turismo non stanno in piedi. La logica e il buon senso vorrebbero che si spostasse lo sguardo dalla monocultura dello sci da discesa, per comprendere con occhi nuovi l’enorme patrimonio eologico che il Corno ci offre. Purtroppo, non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere.

Così, il sindaco di Lizzano ha salutato con grande soddisfazione la notizia che il bando di gara per la costruzione della nuova seggiovia Polla – Scaffaiolo ha avuto esito positivo, dopo una primo tentativo a vuoto. La ditta vincitrice è la CCM Finotello, di Pianazza (TO). L’ammontare dei lavori è di 7 milioni di euro. Grazie al nuovo impianto – secondo Sergio Polmonari – «riusciremo a portare in alta quota le persone disabili» e «il Corno potrà tornare ai grandi fasti degli anni Sessanta del secolo scorso». I soliti argomenti raccogliticci, smentiti mille volte e ripetuti a macchinetta, forse nella speranza che diventino (post-)verità, e che il rituale porti la neve.

Nel frattempo, fin dalla pubblicazione del bando precedente, tramite lo studio legale che ci segue in questa vicenda, stiamo sollecitando il Consiglio di Stato perché stabilisca al più presto, con una sentenza, se è legittimo costruire la nuova seggiova Polla – Scaffaiolo senza nemmeno una Valutazione d’Impatto Ambientale. Non vorremmo che i giudici si esprimessero, come si dice, quando ormai la frittata è fatta.

L’attesa, in ogni caso, non toglie energie alle nostre iniziative. La foto che apre l’articolo è stata scattata il 18 maggio scorso durante la trek-lezione al Corno alle Scale, organizzata da Trekking Italia, con la partecipazione del nostro comitato, nell’ambito di Spring Lab, la scuola di formazione di Legambiente Bologna.

Non mancheranno altri appuntamenti: prepariamoci a un’estate assai movimentata.

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